”Consoli ha una qualità che è propriamente sua, il dono di un’ironia, per così dire, in punta di penna: un’ironia che vorremmo chiamare letteraria, ma in accezione rovesciata; cioè non proveniente dalla letteratura ma destinata a fare letteratura. Anche nelle cose sue in cui più evidente è un’intenzione drammatica, o di pura ispirazione sentimentale, questo dono d’ironia, traluce come una filigrana; o beffarda si riduce in un angolo, in una figura, in un dettaglio – come una cifra, una sigla.”
Leonardo Sciascia
Nato alle falde dell’Etna il 10/10/1919, Consoli passa da un’adolescenza serena alla drammatica esperienza della guerra e dei lager nazisti. Al ritorno nell’isola decide di approdare al nord, prima a Genova poi nella Milano degli anni ‘60, da dove consolida la sua vicenda d’artista autodidatta sempre fuori dagli schemi.
Per un quarantennio, dal dopoguerra agli anni ‘80 Giuseppe Consoli (1919-2010) ha alternato alla professione di storico dell’arte, una istintiva caparbietà di trasferire con una punta di pennello o con altro su carta, tela, gesso o ferro – tutto ciò che sollecitava le sue “corde” di siciliano.