Profilo di Livia Valeria Valeria tra i colombi |
Ritornammo a Catania con la Mamma e Livia rimase lì con Valeria per passarvi l’inverno. Per il resto del ’51 e per nove mesi del ‘52, mi dedicai esclusivamente al lavoro d’Ufficio. Esplorai il percorso dei cunicoli che portavano l’acqua piovana dalle cisterne urbane di Chieti ai Cisternoni Monumentali delle Terme Romane. Elaborai il grafico planimetrico della ‘Forma Teatis’, da abbinare al saggio che Cianfarani avrebbe pubblicato nel volume V dei Fasti Archeologici. Cooperai assiduamente al nascente Museo Archeologico degli Abruzzi. Ma alla fine ero come svuotato di me stesso. Un trafficante pescarese mi portò via vari pezzi della mia mostra del ’50, da vendere a suoi collezionisti, ma non ne ebbi più notizia. Né lo cercai. Chiesi alla Direzione Generale delle AA. e BB. AA. il trasferimento ad una delle Soprintendenze della Sicilia, dovendo assistere i miei genitori ormai anziani e sofferenti. Lo ottenni nell’ottobre ’52 per Agrigento. Con il Soprintendente Pietro Griffo presi parte allo scavo in contrada Bonamorone e ad una necropoli sub divo nella Valle dei Templi. Poi in un alloggio in affitto con balcone panoramico sulla Valle, riebbi finalmente accanto a me Livia e Valeria, di un anno e mezzo, già chiacchierina e perspicacissima. Dipinsi Valeria tra i colombi nel Giardino Pubblico. Riprodussi da una foto, a figura quasi intera e a grandezza naturale, il sembiante della figliola del dr. Griffo, purtroppo scomparsa di recente. Disegnai le copertine del fascicolo sul 1° Festival della Canzone, per la Sagra del Mandorlo in Fiore del 20-22 febbraio 1953. E’ di quel periodo il quadro il Cane randagio che inviai ad una mostra collettiva a Roma, ma mi fu detto di sostituirlo per ‘ovvie ragioni di decenza’. Presi parte ad una mostra di pittori girgentani al Museo Civico, promossa dal direttore prof. Giovanni Zirretta. La recensì Alberto Indelicato (futuro Ambasciatore) sul Giornale di Sicilia del 26 febbraio ’53: “…Consoli è l’autentico fulmine nel cielo sereno di questa Mostra: non il più ammirato, forse, ma certo il più discusso. E potremmo non aggiungere altro se non urgesse su di lui un discorso più complesso, per il Cortile Ottavio, un olio di profonde indefinibili risonanze. Notevoli anche le Due ragazze e il Ragazzo etneo”. Dipinsi poi Gregge di capre, Capraio che munge una capra, Pastorello con due capretti in braccio. Nell’aprile ’53, ammirai a Palermo il Trionfo della Morte Sclafani, allora nel Salone delle Lapidi in Municipio. Visitai a Messina la memorabile rassegna Antonello e la pittura del ‘400 in Sicilia e la simultanea grandiosa mostra personale di Pablo Picasso a Roma, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna. Frequentai a Roma la Direzione Generale delle Arti e ottenni in giugno il trasferimento a Catania nella Soprintendenza ai Monumenti della Sicilia Orientale. Alternammo con Livia e Valeria il soggiorno tra le due famiglie. Nei periodi che trascorremmo a Mascalucia, ripresi a dipingere o a bivaccare tra la Farmacia Pappalardo e il Bar Caruso con i vecchi amici. Conobbi Riccardo Campanella, un nuovo compaesano che ammirò i miei quadri. Gli prestai il ‘Saper vedere’ del Marangoni, che lo tramutò in critico d’arte sul pomeridiano L’isola di Catania. |
Cane randagio |
Cortile Ottavio |
Capraio di Agrigento |