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Giuseppe Consoli

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Autobiografia


Genoma del fiore medusa

Metamorfosi alchemica

Manipolazione genetica

Escludevo dunque fin da allora ogni traslato referenziale, assumendo ormai quella che era divenuta, esotericamente, direi, la mia facies definitiva occulta.Alla mostra erano accorsi innumerevoli miei amici di gioventù.
Ricorrendo nel febbraio ’78 il quinto Centenario della scomparsa del sommo pittore Antonello da Messina, provvidi a pubblicare un mio saggio, Rettifiche e acquisizioni per Antonello su l’Archivio Storico Messinese, III Serie, vol. XXIX, Messina 1978, pp. 5 – 355.
Nel 1980 curai la pubblicazione, nella collana Musei d’Italia – Meraviglie d’Italia, del Catalogo del Museo Regionale di Messina per l’editrice Calderini di Bologna.
Nel ’96, da Quasar di Severino Tognon, a Roma, pubblicai (aggiungendomi il cognome materno) La ‘bufala’ del Summonte. Operando costantemente nella invenzione pittorica di pure forme cromatiche coloratissime ed estrose, giunsi alla formulazione di una serie di immagini fantastiche che esposi nel febbraio 2000, a Milano, nella Libreria dell’Angolo, di Milena e Giuliana Prè, in Corso Sempione.
Aveva preannunciata quella mia personale estrema Sergio Spadaro: Giuseppe Consoli: Percorsi dell’immaginario come libere forme fantastiche, (Contro Corrente, Anno V, n° 17, dicembre 1999, pp. 72-73).
Giustamente, Spadaro definiva “carsicamente effusiva” la mia intermittenza nell’esporre. In realtà, il mio rapporto con la pittura era un fatto intimo. Mi soddisfaceva raggiungere un risultato formale. Accontentavo una mia esigenza intellettiva. Non avevo bisogno di consensi altrui. Le ‘forme’ esposte a Catania nel ’78 non mi impedivano di esporre a Milano nel 1984 opere antecedenti inedite. La coerenza era una ragione di riservatezza soggettiva.
Nel 2000, il vivere umano mi ripugnava. Armonia era solo tra i colori e i suoni.

Raffaele De Grada segnalò (Guida alle Mostre, Corriere della Sera, martedì 1° febbraio 2000): “La pittura di Giuseppe Consoli erutta lingue di fuoco, poi scompare per anni fino alla successiva colata di colore. Questa volta vediamo un Consoli assolutamente nuovo: è il lavoro degli ultimi quindici anni, che ora presenta, dopo la mostra alla Ciovasso del 1984. Conosciamo Consoli dalla Quadriennale del 1948 e dalle sue partecipazioni ai primi Premi Suzzara. Per quanto egli fosse uno studioso appassionato di arte antica, la sua era una pittura che seguiva con sensibilità e originalità quasi eccentrica, tutti i percorsi del moderno. Ancora una volta, Consoli non tradisce. Studioso degli anomali capolavori di arte antica, dal ‘Giuochi’ del palazzo Borromeo al ‘Trionfo della Morte’ del Museo di Palermo, Consoli presenta ora spunti di pittura surreale, come se avesse messo in un computer le sue fantasie desunte da quei capolavori enigmatici. Fino a ieri le esplosioni di Consoli erano trattenute da una griglia picassiana, come limite insuperabile, rispetto al suo precedente realismo. Ora se ne è completamente liberato facendo danzare forme astratte su fondi neutri come dipingesse su vasi di ceramica. I quadri di questo periodo non sono però forse da guardarsi uno per uno o come opere compiute. E’ preferibile vederli di seguito uno accanto all’altro come in un galoppo fantastico come tante successive, imprevedibili variazioni.”

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