Autoritratto Gefangen Autoritratto con racconto Ricordo di Lesbo |
Di quel periodo sono i dipinti: Le donne del gallo, l’Autoritratto Gefangen, l’Autoritratto con racconto e Ricordo di Lesbo. Una mattina, consultai all’Università un testo per la mia tesi. Uscitone in via Etnea incontrai, dinanzi alla Collegiata, Livia Messina, la sorella minore di Maria e Lina, a sua volta, matricola alla Facoltà di Filosofia. Ci scambiammo poche parole, ma quell’incontro segnò la nostra vita. Ammiravo Livia da quando era adolescente. Ora, armoniosa nel suo portamento, era per me l’immagine ideale della femminilità. Tornai a casa con in mente la sua visione. Mia madre se ne compiacque, ma mi riportò alla ragione: Livia poteva avere in mente qualcun altro. Frequentai l’Università, nella speranza di incontrare Livia, ma invano. Incontravo invece Lina. Le confidai il mio fervore per Livia. Mi riferì che Livia si era sorpresa, non essendoci mai frequentati. Tuttavia, per conoscerci meglio senza alcun impegno, se consenziente la loro Mamma, avremmo potuto conversare in casa loro una volta la settimana. Conversammo affabilmente nei mesi seguenti. Livia ascoltava il mio repertorio di esperienze vissute con partecipazione emotiva. Gradì le mie visite ed anche l’imbatterci casuale nell’ateneo. Ci divenne abituale il cercarci a vicenda tra le aule o in biblioteca. E nel febbraio ‘46 ci fidanzammo, con il favore di entrambe le famiglie. Il Papà di Livia, ing. Francesco Messina del Genio Civile, era affascinato dalla cultura umanistica. Il Nonno materno, Sebastiano Mendola (cugino del mio, purtroppo scomparso Nonno materno, Sebastiano Guardo,) era nel mercato del legname un ammirevole ‘selfmademan’: se ne riforniva in Europa con propria nave. Personalità brillante era anche uno dei suoi figli, il rag. Carmelino Mendola, erede del padre nel commercio, ma geniale autodidatta nell’ambito delle arti figurative: modellava in plastilina grandi figura, che faceva tradurre in marmo o in pietra lavica da abili scultori. Amava ricevere nella sua dimora grandi pianisti, quali Arturo Benedetti Michelangeli, ed artisti stranieri occasionali a Catania. Il suo Cola-pesce e i gruppi Paolo e Francesca e Noi uomini erano esemplari assoluti. Si stabilì una profonda intesa, tra lui e me, anche per il futuro. Ritrassi Livia con in mano un ciclamino, su uno sfondo floreale di folto pennelleggio policromo. Era tempo di comizi, il 1946, anno di scelte politiche, di nuovi Partiti, di Destra e di Sinistra, di ‘Referendum Istituzionale’ tra Monarchia e Repubblica, di nuova Costituzione dello Stato. |