Piastra funeraria Cappella Sangiorgio Gualtieri Adrano Sterratori a colazione |
Mimì Maria Lazzaro (‘Piccola Galleria’: Pitture di Consoli, La Sicilia, Catania, 4 dicembre) riferiva: “Giuseppe Consoli espone al Circolo artistico quarantaquattro fra quadri, disegni e guazzi. Una mostra personale, quindi, assai ricca (…)che comprende opere compiute in questo ultimo decennio con una chiarezza oggi assai rara e un metodo degno di buona fortuna. Se il Consoli ai tempi dell’ ‘Autoritratto gefangen’ assieme alle altre opere immediatamente susseguenti, era permeato di un substrato letterario – per cui tutta la sua pittura era tenuta dai fili di acciaio di una cultura viva e sprizzante – lo era perché faceva parte di un movimento intellettualistico e la verità pittorica diveniva necessaria in funzione di un fatto estetico interno. Questa virtù di Consoli, che leggiamo fra le fibre della sua pennellata e del suo segno, è quella che a tutt’oggi sostiene tutta la produzione pittorica esposta, sì da farla definire il felice denominatore comune di tutte le sue opere e che fa porre il pittore di colpo, e di prepotenza, fra gli artisti nostri più intelligenti e vivi. La pittura del Consoli, nata da un espressionismo letterario, si è andata incanalando verso forme fauviste e cubiste, prelevando inconsciamente da esse quel minimo di forma esteriore che gli serve per raccontare a noi le sue favole e i suoi sogni con il linguaggio scoppiettante del tempo”. Anche Ugo Ferroni (Le Mostre d’Arte: Pitture di Consoli al Circolo Artistico e disegni di Zigaina alla ‘Botteghina, Il Giornale dell’isola, Catania, 5 dicembre) ne formulò una acuta diagnosi. Dopo quel traguardo, rimasi ‘in apnea’, come a Chieti dopo Suzzara. Non ricordo di avere più dipinto, nel ‘55. Modellai invece in argilla, nello studio dell’amico scultore Saro Frazzetto, che ne fece il calco che a Napoli la Fonderia Chiurazzi mutò in bronzo, una grande piastra ad altorilievo per la Cappella funeraria Sangiorgio Gualtieri del Cimitero di Adrano. Intanto Livia, che dal settembre ‘54 era di nuovo in attesa, portava a termine la nuova gestazione, assistita dalla Mamma e da Maria, e nella giornata del 14 maggio 1955 ci dava in dono Corinna nella clinica pediatrica del dr. Spina. Mi concessi tosto una escursione lungo la Penisola, insieme all’amico pittore catanese Michele Santonocìto, astrattista geometrico. Sostammo a Napoli, a Roma, a Perugina, a Firenze, a Bologna e andammo a Milano. Non trovai in sede Stefano Cairola e neanche Gianferrari. Santonocito prese accordi con Guido Le Noci, della Galleria Apollinaire in via Brera, per una sua personale. Vi era prossima una personale di Salvatore Fiume. Decisi allora anch’io di predisporre gli accordi per una mia personale nel prossimo anno. L’Apollinaire era una saletta piccolina nel cuore del mondo dell’arte milanese. Riccardo Campanella mi dedicò, nella sua rubrica Incontri con gli artisti catanesi, su Il Giornale dell’isola di Catania del 21 luglio, un suo lungo articolo: “Consoli ha riscoperto gli eterni valori della pittura, in cui ricordava, della Villa Cardì, “quelle grandi decorazioni che hanno riscosso tanto successo, sia per la smaliziata rappresentazione della società moderna sia per la perfetta realizzazione della sua intenzione pittorica” e, tra i ritratti, “Stefano, in un atteggiamento espressivo e caratteristico, mentre la fisionomia realizza una sintesi psicologica stupefacente”. Un articolo di Mario Farinella: Alla ricerca del nuovo nella cultura siciliana d’oggi: Nessuno raccoglierà il messaggio dei giovani pittori catanesi? (L’Ora, Palermo, 20 gennaio 1956) recava in centropagina la riproduzione del mio grande disegno del ’50, Sterratori a colazione, che nel ‘51 avevo dato alla Galleria romana La Conchiglia per partecipare alla collettiva di pitture, sculture e disegni La Pace, su indicazione di Mirabella. |